Reggia di Venaria

Restituita alla magnificenza barocca cui fu ispirata alla metà del Seicento dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, la Reggia di Venaria è un immenso complesso monumentale alle porte di Torino, tornato simbolo di modernità e cultura.

La sua inaugurazione, avvenuta nell’ottobre 2007 dopo due secoli di abbandono e degrado ed otto intensi anni di restauro, è stata la tappa finale del progetto di recupero della Venaria Reale: promosso dall’Unione Europea e curato dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo e dalla Regione Piemonte, è stato considerato il più grande cantiere d’Europa nel campo dei beni culturali. Dalla sua apertura, La Venaria Reale si è attestata tra i siti culturali più visitati in Italia.

La Venaria Reale è un grande progetto culturale permanente che offre opportunità di conoscenza e svago culturale: una corte aperta a tutti, che si propone come scoperta di esperienze molteplici, attività di formazione, mostre ed eventi, in grado di offrire al grande pubblico italiano e internazionale i piaceri di arte, storia e architettura in un contesto paesaggistico naturale straordinario.





L’edificio monumentale, di 80.000 metri quadrati di superficie, vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale: l'incantevole scenario della Sala di Diana progettato da Amedeo di Castellamonte, la solennità della Galleria Grande e della Cappella di Sant’Uberto con l’immenso complesso delle Scuderie, opere settecentesche di Filippo Juvarra, le fastose decorazioni, il celebre Bucintoro e la spettacolare Fontana del Cervo nella Corte d’onore rappresentano la cornice ideale del Teatro di Storia e Magnificenza, il percorso espositivo dedicato ai Savoia che accompagna il visitatore lungo quasi 2.000 metri, tra piano interrato e piano nobile della Reggia.

Vista dall’alto la Reggia con i suoi Giardini disegna intorno a sè uno spazio di 950.000 metri quadrati di architetture e parchi indivisi e costituisce il perno dal quale si articolano i grandi complessi espositivi delle Scuderie Juvarriane, delle Sale dei Paggi e delle Sale delle Arti, il Centro Conservazione e Restauro (ospitato negli 8.000 metri quadrati delle ex Scuderie alfieriane), il Borgo antico cittadino, il Castello della Mandria e la Cascina Rubbianetta in un orizzonte che si perde a sua volta negli oltre 6.500 ettari di verde del vicino Parco La Mandria.




I Giardini si presentano oggi come uno stretto connubio tra antico e moderno, un dialogo virtuoso tra reperti storici e opere contemporanee, il tutto incorniciato in una visione all’infinito: con le grotte seicentesche, i resti della Fontana dell'Ercole e del Tempio di Diana, la Peschiera, il Gran Parterre, le Allee, il Giardino a Fiori e delle Rose, l’attrazione del Fantacasino, il Potager Royal più grande d’Italia, non ha riscontri analoghi fra i giardini italiani per la magnificenza delle prospettive e la vastità del panorama naturale circondato dai boschi del Parco La Mandria e dalla catena montuosa delle Alpi.

Le condizioni degli 80 ettari dell’area, ancora alle soglie degli anni 2000, erano tali da non consentire più neanche la possibilità di percepire i frammenti della conformazione originale sei-settecentesca dei Giardini: un complesso progetto di restauro ha permesso in otto anni un’operazione senza precedenti, la ricostruzione vera e propria di un paesaggio con i suoi segni storici, ma anche con una peculiare attenzione all’estetica ed alla fruizione moderna con l’inserimento di oltre 170.000 nuove piantumazioni e di importanti opere d’arte di maestri come Giuseppe Penone (Il Giardino delle Sculture Fluide e Anafora) e Giovanni Anselmo (Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più).




La Venaria Reale, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, si colloca idealmente al centro del sistema delle Residenze Reali Sabaude del Piemonte ed è connessa con il sistema museale di Torino.




La Venaria Reale non è una meta di una semplice visita, ma un luogo di permanenza di almeno una giornata per le sue svariate occasioni di richiamo ed i servizi offerti che comprendono anche caffetterie, bookshop, punti ristoro, ristorante d’eccellenza, convegni, mostre, attività didattiche e di formazione, affitto delle location e accessibilità per i diversamente abili.


   


LA VENARIA REALE IN NUMERI

- 950.000 metri quadri del complesso della Reggia, Giardini e pertinenze del Parco
- 118.000 metri quadrati della Reggia e sue pertinenze
- 512.000 metri cubi
- 196.000 metri quadrati di stucchi ed intonaci
- 35.000 metri quadrati di facciate
- 30.000 metri quadrati di pavimentazioni interne
- 4.750 tonnellate di pavimentazioni
- 1.600 metri quadrati di affreschi
- 14.800 metri di cornici decorative
- 1.300 metri di balaustre
- 100 getti d’acqua alti fino a 12 metri del Teatro d’Acqua della Fontana del Cervo - quasi 2.000 metri di percorso di visita
- 60 ettari di Giardini recuperati
- 170.000 nuove piantumazioni
- 10 ettari di orti e frutteti nel Potager più grande d’Italia
- 11 milioni di litri d’acqua nella Peschiera, lunga 250 metri e larga 50 metri
- 1/2 chilometro rettilineo della Via Maestra del Borgo Antico cittadino - oltre 6.500 ettari di territorio relativo al Parco La Mandria
- 35 km di muro di cinta del Parco della Mandria
- 30.000 metri quadrati del Borgo Castello della Mandria
- 8.000 metri quadrati tra Cascina Rubianetta e maneggio coperto, con altri 5 ettari di spazi all’aperto
- La Venaria Reale è tra i siti culturali più visitati in Italia


La Venaria Reale

La storia

Il complesso della Venaria Reale è un unicum ambientale‐architettonico dal fascino straordinario, uno spazio immenso, vario e suggestivo, dove il visitatore non può che restare coinvolto in atmosfere magiche raccolte in un contesto di attrazioni culturali e di loisir molteplici.

La Venaria Reale è il Borgo antico cittadino, scrigno di eventi e vicissitudini storiche; è l’imponente Reggia barocca che, con i suoi vasti Giardini, rappresenta uno dei più significativi esempi della magnificenza dell’architettura e dell’arte del XVII e XVIII secolo; è il Parco La Mandria, una della maggiori realtà di tutela ambientale europea in cui vivono liberamente numerose specie di animali selvatici e domestici, e dove è custodito l’omonimo Castello.

La Reggia di Venaria e Il Castello della Mandria sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.





Le origini della Venaria Reale risalgono alla metà del Seicento, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia decise di edificare una nuova residenza “di piacere e di caccia” per la corte: la scelta del luogo fu infatti determinata dall’essere già teatro delle cacce ducali sin dal 1580, oltre che per completare la “Corona di Delizie”, il sistema di residenze di corte che i suoi predecessori avevano progressivamente edificato intorno a Torino. Da quella decisione prese le mosse una complessa ed imponente operazione urbanistica, senza precedenti nello Stato sabaudo, destinata a rimodellare totalmente il sito preesistente, Altessano Superiore, che di fatto scomparve per far posto alla nuova città. I progetti per la sua realizzazione furono commissionati all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte che plasmò il borgo, il palazzo con i suoi servizi, i giardini e i boschi di caccia (ciò che oggi è il Parco La Mandria) in un unicum di scenografie architettonico‐ambientali in modo da creare un grandioso complesso monumentale governato da un solo asse di simmetria, ancor oggi ben identificabile nella Via Maestra (oggi via Andrea Mensa) dell’abitato. Venaria Reale non nasceva infatti come una residenza a se stante, ma come un complesso articolato, in cui la parte civile si integrava con quella di corte per poi confluire, senza soluzione di continuità, con quella naturale.

Il fulcro di tutto era rappresentato dalla cosiddetta Reggia di Diana, edificata fra il 1660 e il 1671, e destinata a vivere due secoli di ininterrotte modifiche, rimaneggiamenti e vicende che di riflesso influirono sulla vita sociale ed economica della città: già nel 1693 le truppe francesi del maresciallo Catinat saccheggiarono in parte il complesso, e toccò all'architetto Michelangelo Garove idearne un rifacimento a partire dal 1699, anche per rispondere alle rinnovate esigenze del gusto architettonico dell’epoca. Del resto, con l’avvento dell’ultimo duca e futuro primo re sabaudo Vittorio Amedeo II, la dinastia perseguì ambizioni regali che dovevano riflettersi e celebrarsi anche nella grandiosità delle proprie residenze: fu così che Garove ideò un’immagine più imponente per il palazzo della Venaria, direttamente influenzata dai modi dell’architettura francese del tempo: grandi padiglioni uniti da gallerie e tetti mansardati. I lavori di ingrandimento furono poi ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra (a lui si devono la Galleria Grande, in tempi recenti detta “di Diana”, e le realizzazioni della Cappella di Sant’Uberto, dedicata al patrono dei cacciatori, della Citroniera e della Scuderia Grande) e continuati fino alla seconda metà del Settecento circa con altri architetti, tra i quali Benedetto Alfieri (che, a partire dal 1751, realizzò le maniche di collegamento dei corpi juvarriani, il maneggio, le nuove scuderie e la manica con il torrione del Belvedere per unire la cappella al palazzo). A metà del Settecento i viaggiatori francesi parlano di Venaria Reale come “la più grande e importante residenza di campagna del Re”.





Parallelamente alla completa riformulazione degli edifici, anche i Giardini persero la fisionomia “all’italiana” voluta da Castellamonte per divenire un grande parco “alla francese” di circa 125 ettari, con parterres a ricamo, viali, specchi d’acqua, boschetti, pergolati e un grande labirinto. Con l’occupazione francese del 1798 il complesso di Venaria iniziò a conoscere un lento ma inarrestabile declino: la residenza non entrò nel circuito delle Dimore Imperiali napoleoniche come invece accadde ad esempio nel caso della Palazzina di Caccia di Stupinigi, incominciò la progressiva dispersione dei suoi tesori e la cancellazione del parco. Nel periodo della Restaurazione l’intero complesso sabaudo fu quindi adibito a caserma e per tutto il XIX secolo ospitò i reggimenti d’artiglieria che ebbero un ruolo di primo piano nelle guerre d’indipendenza risorgimentali.

Ad Amedeo di Castellamonte si deve anche la progettazione dell’attuale Borgo antico di Venaria, realizzato fra il 1667 e il 1690, il cui punto focale è rappresentato dalla Piazza dell’Annunziata, dedicata all’Annunciazione di Maria. Le due statue poste sulle colonne erette al centro delle esedre raffigurano l’Angelo Annunziante e la Vergine: la forma particolare della piazza ricorda inoltre il medaglione del Collare dell’Annunziata, simbolo di uno dei più antichi e prestigiosi ordini cavallereschi sabaudi. La piazza fu concepita come un'area relativamente ampia tale da interrompere il lungo rettilineo della Via Maestra (o Contrada Granda, l’attuale via Andrea Mensa che conduce alla Reggia) per ridurlo in due tratti, e rappresentare dunque un'autentica tappa scenografica intermedia prima dell’effetto finale prodotto al termine della via con l’apertura visuale sul palazzo. Il borgo cittadino aveva bisogno, del resto, di un luogo che fungesse da punto d’incontro sociale e culturale per la popolazione, e fosse anche espressione della vita produttiva di Venaria con la presenza di botteghe artigianali disposte in vista sotto i porticati. Dopo la fase seicentesca, se si trascurano le opere di ristrutturazione della Chiesa della Natività di Maria Vergine in piazza dell’Annunziata intorno alla metà del Settecento ad opera dell’architetto Benedetto Alfieri, gli interventi edilizi ripresero solo durante il periodo francese e riguardarono prevalentemente la costruzione di nuove abitazioni nella zona a sud della Contrada Granda. Terminata l’occupazione napoleonica, per un lungo lasso di tempo non si registrarono più modifiche urbanistiche sostanziali, semmai mutò la destinazione d’uso dei vari edifici: nel corso dell’Ottocento, insieme alla Reggia che fu convertita in caserma, tutta la città ebbe infatti un'impronta militare.