"La Feria de Abril" in origine era un mercato del bestiame. Nel corso degli anni, la città di Siviglia, con la sua vitalità e la sua espansiva influenza culturale,
la trasformò in una grande festa popolare di primavera, con costumi tradizionali colorati e vistosi. La storia della Feria è piuttosto recente, circa 150 anni, e,
in origine, si adattava poco alla sensibilità sivigliana, con recinti e piccoli padiglioni in stile francese dove si ballavano melodie straniere e dove anche gli
abiti si richiamavano alla “moda di Parigi”. In seguito, la passione e la vitalità sivigliane trasformarono la Feria da un mercato del bestiame, con i suoi recinti
e capannoni, in un luogo allegro con casette ben fatte (la “caseta”) ornate di lanterne luminose, e abiti reinterpretati secondo il modo di vestire della gente dei villaggi:
vesti colorate, bandane, scialli, abiti di campagna, stivali di vitello, cappelli. La municipalità rese elegante l’aspetto rurale e contadino della sua tradizione e,
progressivamente, arricchì di elementi la festa: cavalli imbrigliati, carri, corride di tori, balli, canti popolari e tanto vino nello spirito vivo della città.
Così come la "Semana Santa", anche la Feria costituisce un’importante manifestazione che interpreta lo spirito religioso della città. Se, da un lato, la "Semana Santa"
è propriamente un momento di ricerca della Bellezza secondo il canone dell’armonia e della serenità, la Feria celebra, invece, il lato dionisiaco, la rottura degli schemi,
il carpe diem, il lato effimero della vita. Una spiritualità di tipo diverso, ma che si adatta perfettamente alla sensibilità e al modello spirituale dei sivigliani.