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La presentazione del Calendario Di Meo, promosso e realizzato come ogni anno dall'Associazione "Di Meo vini ad arte" e giunto alla ventunesima edizione, si terrà quest'anno a Siviglia, la capitale dell'Andalusia, che è stata in Europa l'estremo occidentale della Corona di Spagna di cui Napoli costituiva la sponda orientale.
Mentre Napoli rappresenta il luogo da cui il Rinascimento italiano si fa strada nella penisola iberica, Siviglia è la porta da cui la Spagna e l'Europa intera entrano in contatto con las Indias.
Nel lasciare agli studiosi che accompagneranno con i loro saggi le foto di Massimo Listri del Calendario, l'approfondimento di vari aspetti dei rapporti tra Napoli e Siviglia, mi piace soffermarmi su due motivi più personali che mi hanno indotto a scegliere questa città.
Qualche anno fa sono uscito incantato dalla visione di un film di Woody Allen Midnight in Paris, in cui si immaginava che il protagonista, un aspirante scrittore americano di scarso talento, in visita nella Parigi dei nostri giorni, riuscisse ogni sera, a mezzanotte, a trasferirsi nella Parigi degli anni Venti, e a incontrare, tra gli altri, due grandi scrittori americani del passato: Ernest Hemingway e Gertrude Stein.
Nel mondo reale è stata proprio Gertrude Stein, amica ed estimatrice di Picasso, a consigliare a Hemingway di recarsi in Spagna, paese che pur essendo l'antitesi della modernissima Parigi degli anni Venti, sede di ogni avanguardia artistica e letteraria, costituì un rifugio e un'ispirazione, per quella "lost generation", che da ogni angolo del mondo era confluita a Parigi.
La Spagna - paese per certi versi selvaggio e incantato - affascinava, con le sue tradizioni intatte, artisti e spiriti inquieti in fuga dai ricordi della Prima guerra mondiale e di se stessi. È l'ambiente che ha ispirato Fiesta e Morte nel pomeriggio di Hemingway, libri, che tanti anni fa, mi hanno fatto innamorare della Spagna e sognare di poterla conoscere così come era allora.
Solo un sogno, naturalmente.
La Spagna moderna, più volte da me percorsa, e dai mille pregi, nulla aveva più a che fare con quella che toccò in sorte ai viaggiatori della "lost generation", e che mi affascinò da giovane.
Invece...
Grazie a un invito di alcuni amici a passare qualche giorno a Siviglia, nel mese di aprile, mi sono trovato proprio come il protagonista del film di Woody Allen - e senza dover attendere mezzanotte - proiettato per qualche ora nel mondo di ieri.
La Feria de Abril è una vera e propria Fiesta come quella di Pamplona raccontata da Hemingway, si svolge in un'ampia piazza dove ogni anno rinasce una vera e propria città fittizia, con una porta di ingresso, che cambia ogni volta, e casette di legno che invece vengono smontate e conservate per l'anno dopo. Qui ci si incontra, si suona, si mangiano cibi tradizionali, si beve in un’atmosfera conviviale che coinvolge tutta la città.
Chi si reca nel recinto ferial - la grande area cittadina che comprende varie strade e piazze di Siviglia - lo fa a piedi, a cavallo o in carrozza, indossando abiti eleganti, che richiamano i costumi dei musicisti di Flamenco, anche solo con un particolare.
Il fascino particolare di questa tradizione è la mescolanza della dimensione pubblica e di quella privata della festa, aspetto che l'individualismo del mondo moderno ci ha fatto perdere completamente, se non addirittura rifiutare. Non credo ci sia una tradizione comparabile da noi, tranne forse la festa di Piedigrotta a Napoli, che ha comunque perso negli anni la sua connotazione di unione tra sacro e profano.
Il culmine della festa è stata la mia partecipazione a una corrida spettacolo a cui mai avrei pensato di partecipare, e che invece mi ha totalmente coinvolto. Il giorno dopo, senza aver quasi dormito, tornando in aereo a Napoli, mi è sembrato di essermi svegliato da un sogno, dopo essere stato trascinato da un demone in un modo passato. Sarà questa la dimensione del dionisiaco di cui parlava Nietzsche, grande estimatore della Carmen di Bizet, storia di donne e toreri ambientata guarda caso a Siviglia.
E veniamo così all'altro motivo che ha ispirato la mia scelta.
Come è ben noto agli appassionati di musica lirica, a Siviglia sono ambientate numerose opere liriche tra le più famose del repertorio: dal Barbiere di Siviglia di Rossini, al Fidelio di Beethoven, alla Carmen di Bizet, a Le nozze di Figaro e al Don Giovanni entrambe di Mozart e del suo librettista Lorenzo Da Ponte.
Il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte, pur ispirato a precedenti lavori di Tirso de Molina, di Molière, e di altri autori minori, è un'opera in cui si intravedono sullo sfondo contrasti di idee, tipici di un'età di passaggio come la seconda metà del Settecento, in cui un intero mondo sta scomparendo mentre non si intravede che in modo sfocato quello nuovo. In quest'opera, ambientata in una terra al limite della vecchia Europa, si agitano, con tutta la levità mozartiana, non minori inquietudini che nel nostro tempo presente, sospeso tra un secolo ormai concluso, e uno iniziato da soli vent’anni ma che appare indecifrabile e ci sottopone a sfide che pensavamo di non dover più affrontare.
Nell'opera, rappresentata la prima volta a Praga nel 1787, si distinguono con chiarezza l'individualismo libertino e illuminista di Don Giovanni, i valori morali e religiosi tradizionali del Commendatore, di Don Ottavio e di Donna Anna, e un nuovo sentimento di disagio, sia pur espresso da un personaggio comico come Leporello, che emerge nella famosa aria che apre l'opera "Notte e giorno faticar/ per chi nulla sa gradir/ ... voglio fare il gentiluomo e non voglio più servir ..." che anticipa il mal di vivere e il malcontento dei ceti popolari che a breve condurranno alla Rivoluzione francese.
Sono - fatte le dovute differenze - contrasti che animano ancora oggi la nostra cultura, e che non sempre trovano composizioni pacifiche improntate alla tolleranza reciproca.
Ecco il compito che persegue la nostra associazione, forse oggi ancora più difficile, è non di nascondere i contrasti culturali e ideali, ma di offrire un luogo di incontro e di riflessione aperta a tutti i punti di vista, che unisca e non divida le città e i popoli.
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