Firenze: la bellezza ritrovata
La presentazione del Calendario Di Meo 2021 quest'anno assume un particolare significato, dopo i mesi di angosciosa sospensione e di limitazione che abbiamo attraversato a causa della pandemia Covid-19. La speranza è di riuscire a fornire un piccolo contributo alla ripartenza delle attività culturali che di recente sono state inevitabilmente sacrificate. A mio avviso la città più adatta a dare il segno di una "rinascenza" non poteva che essere Firenze. Culla del Rinascimento e luogo di nascita di Massimo Listri, autore delle foto che da sempre illustrano i nostri calendari, che ha saputo donare con il suo sguardo intenso una luce inattesa.
Il lavoro ha visto l'intervento di vari studiosi che, mese dopo mese, hanno affiancato al racconto delle glorie fiorentine i ritratti di quella “Napoli nobilissima” di cui parla Raffaele La Capria in “Napolitan Graffiti” menzionando in particolare i libri di memorie familiari e storiche di Elena Croce. Tutti i contributi che leggerete hanno cercato di evocare alcune "corrispondenze" tra Napoli e Firenze nel corso dei secoli. Ad esempio, le origini dell'opera in musica, in bilico tra le due mete, l'impegno e le testimonianze del geniale architetto Vasari a Napoli, o l'avventura di studioso di uno dei fondatori dello storicismo quale è Pasquale Villari, nato a Napoli nel 1827 e morto a Firenze nel 1917 dopo avervi a lungo operato. Storicismo italiano che avrà in Benedetto Croce – siamo nuovamente a Napoli – il suo interprete più famoso e a cui dedica il suo interessante scritto il nipote, Piero Craveri, figlio della già citata Elena Croce.
La Firenze che ci piace ricordare non è solo quella dell'Arte del Rinascimento ma anche quella, più vicina a noi, evocata da Alberto Arbasino nel capitolo che apre "Ritratti e immagini". È la città che, nel secolo scorso, ospitava ricercatori stranieri, inglesi e americani, come Bernard Berenson che dalla sua villa “I Tatti” polemizzava con il nostro massimo critico d'arte, Roberto Longhi, attivo in via Fortini a Villa Tasso, laddove risiedeva con la scrittrice Anna Banti.
Quando al caffè Le Giubbe Rosse, poco lontano dal Gabinetto G. P. Vieusseux si incontravano Montale, Gadda, Soffici, Rosai e tanti altri. Una menzione ad hoc merita un irpino come me, Salvatore Ferragamo, che da artigiano ed emigrante seppe diventare il raffinato creatore di moda che vestiva le dive, e che in via de' Tornabuoni a Firenze ha oggi una Fondazione-Museo che ne ricorda il percorso e celebra con originalità la città che lo ha accolto. Tra le figure contemporanee che legano la Campania e la Toscana, mi emoziona pensare al maestro Riccardo Muti, allievo al Conservatorio di Napoli dove ha studiato pianoforte con il maestro Vitale, per poi iniziare la sua avventura di direttore, giovanissimo, al Maggio Fiorentino, di cui è stato a lungo guida, e che forse meglio di altri rappresenta oggi quell'impegno e quella serietà necessari per ripartire, senza rinunciare alla qualità del proprio operare.
Lo spirito che desidero possa animare questa edizione particolare della presentazione del Calendario, dovrebbe riecheggiare l'ispirazione del poeta Giacomo Leopardi che, ospite a Napoli dopo una lunga residenza in Firenze, compose – suggestionato dal formidabil monte Sterminator Vesevo – i versi della Ginestra che sollecitano gli italiani a lasciar perdere le lotte fratricide e a dedicarsi ad una maggiore solidarietà, reagendo uniti alle offese della Natura matrigna. Senza illusioni sulle magnifiche sorti e progressive della Storia umana passata e futura.
Generoso di Meo
Galleria Corsini
La Galleria Corsini affonda le sue radici nei primi anni del 1600, quando la famiglia, soprattutto con Bartolomeo Corsini (1622 - 1685), iniziò a collezionare opere d'arte, commissionando ed acquistando dipinti dei maggiori artisti dell'epoca.
Nei secoli la famiglia continuò a dedicarsi all'arte, aggiungendo opere alla loro già importante collezione, grazie al contributo di personaggi come il Cardinal Neri Maria Corsini (1685 - 1770), nipote di Papa Clemente XII Corsini, che destinò un ingente numero di dipinti al suo appartamento di Firenze nel Palazzo Corsini al Lungarno.
La nascita ufficiale della Galleria Corsini risale al 1765, data in cui Don Lorenzo Corsini (1730 - 1802), con l'aiuto del pittore Ignazio Hugford, decise di raccogliere tutti i dipinti fino a quel momento custoditi nell'appartamento del Cardinal Neri ed in altre stanze del Palazzo Corsini, in un nucleo di sei sale nell'ala destra del Palazzo, dove la collezione si trova ancora oggi.
La famiglia acquistò opere anche nei secoli successivi alla creazione della Galleria, portando avanti la tradizione di grandi collezionisti avviata dai loro antenati.
La collezione si arricchì ulteriormente nel 1883, quando, in occasione della vendita del Palazzo romano della famiglia, detto alla Lungara, il Principe Tommaso Corsini (1835 – 1919) portò alcune delle opere in esso contenute nella Galleria fiorentina.
La Collezione Corsini è riuscita a resistere al tempo e alle guerre grazie alla lungimiranza della famiglia e al decisivo intervento della Principessa Elena Corsini, che l'ha salvata dalla Guerra e dall'invasione tedesca.
E' grazie a lei se oggi possiamo continuare a godere di questo grande patrimonio, che custodisce una ricca selezione di dipinti del '600/'700, ma che contiene anche capolavori di artisti come Botticelli, Pontormo, Raffaello e Bellini.
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dei cortigiani medicei.
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