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Napoli-Praga

Dopo Siviglia, Praga. Quando dalla mia biblioteca è spuntato lo straordinario libro di Angelo Ripellino, Praga magica, che tanto mi aveva influenzato e coinvolto da ragazzo, ho capito che il Calendario sarebbe dovuto approdare nella città dei misteri e delle meraviglie. Non può aver fine, infatti, “la fascinazione, la vita di Praga”, e, io, come scrive lo slavista italiano, “vi ritornerò in una bettola di Mala Strana, ombre della mia giovinezza… Andrò a Praga, vi porterò i miei nipoti… i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti… Praga non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti”.

Nel Calendario 2024, Praga, dunque, dialogherà con Napoli. E Massimo Listri darà forza visiva alla magia della città e alla sua storia.

Napoli e Praga, due città sbalorditive e ipnotiche, che alimentano immagini e tramandano leggende. Napoli, così attrattiva e multiforme, irretita in una trama di vicoli stretti e di passioni, di suoni e di odori; una bellezza antica, venata di mistero e di magia, come la Mala Strana di Praga con il suo cuore medievale, il dedalo di vicoli, di antichi cortili, di passaggi, chiese, sinagoghe, e gli squisiti esempi di architettura barocca e gotica che si inseguono nel reticolo cittadino e spesso si sovrappongono, nascondendo segreti e storie che si tramandano nel tempo.

La cifra stilistica delle due città è senza dubbio rintracciabile in questa attrazione comune per il mistero, per l’invisibile, che si esplicita in quel senso del vivere, caratteristico soprattutto dei napoletani, in cui il mondo dei vivi e quello dei morti sono in costante contatto e simbiosi.

Praga e Napoli sono anche città in cui le ricche tradizioni culturali sono state trascurate o nei secoli travisate.

La cultura e la civiltà praghese, in particolare, è stata per molti anni trascurata dall’Occidente, che tendeva a far prevalere un’idea di “cultura slava”, trascurando le specificità e l’impressionante varietà e diversità della letteratura, della musica e dell’architettura boema. Si pensi solo a come la cultura boema sia stata incrocio di tre lingue, il ceco, lo yiddish e il tedesco, e a come queste tradizioni siano filtrate e convissute nell’opera di Kafka.

Anche la cultura napoletana è stata ridotta per anni a mero folklore o a banali stereotipi, fino a quando, finalmente, importanti studiosi ne hanno rivalutato l’importanza. Cosa davvero sorprendente, tenendo conto di quanto nei secoli, a Napoli, la lingua italiana e la lingua napoletana abbiano convissuto fino a diventare un terreno comune.

A novembre a Praga e sarà l’occasione per scoprire cose nuove o per rivederne altre che sono andate smarrite nel corso degli anni. Sarà un momento di intrattenimento e di incontro, di divertimento e di scambio culturale. L’incrocio di queste due grandi civiltà vivrà anche nella passione e nelle riflessioni di importanti studiosi, giornalisti, artisti, storici che nel nuovo Calendario indagheranno le più significative corrispondenze tra le due città.


Generoso di Meo

Generoso di Meo














Alphonse Mucha

Pochi artisti sono considerati gli iniziatori di un movimento artistico. Se è ancora difficile identificare con precisione i pionieri dello stile Art Nouveau, arrivati improvvisamente alla fine del XIX secolo in reazione a un'eccessiva industrializzazione, possiamo tuttavia affermare decisamente che il campo delle arti grafiche cedette alle sue linee sotto la matita di Alphonse Mucha.

La sua precoce vocazione artistica, alimentata dalla musica e da una profonda religiosità; Praga e Parigi dove incontra molti grandi del suo tempo (Strindberg, Gauguin, Sarah Bernhardt); le prime esperienze nel teatro, dove lavorerà anche come attore; il soggiorno nel Castello del Conte Khuen Belasi, che gli consentirà di studiare all'Académie Juilian; il lavoro come illustratore; l'America, dove conosce Charles Crane che finanzierà il suo progetto più grande, l'Epopea Slava; il ritorno nella Praga delle avanguardie artistiche; infine, la nascita tanto desiderata dello Stato Cecoslovacco, per cui disegna il primo francobollo.

Il più importante artista ceco, padre dell’Art Nouveau e creatore di immagini iconiche. Tra fine ottocento e inizio novecento Parigi è considerata il centro del mondo dell’arte. È la cosiddetta Belle Époque, c’è un grande entusiasmo, e Alphonse Mucha, anche grazie all’incontro con Sara Bernhardt, diventa il più famoso e conteso artista dell’epoca.

Le sue opere, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità sono accessibili a tutti. Nasce con lui una nuova forma di comunicazione: la bellezza di fanciulle in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure, rappresentate con uno stile compositivo unico, sono diventate caratteristiche del famoso “stile Mucha”. Le sue immagini diventano subito famose in tutto il mondo, il suo stile è il più imitato, la potente bellezza delle sue donne entra nell’immaginario collettivo di tutti.

Mucha però non dimentica l’impegno patriottico e sociale. Nel 1910 torna a Praga e si dedica per quasi venti anni a quello che è considerato il suo più grande capolavoro, l’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele in cui racconta i principali avvenimenti della storia slava.

 
Alphonse Mucha