L’atto più spirituale di Londra è camminare sotto gli alberi di Kew Garden o del giardino giapponese di
Holland Park ed apprezzare il cambiamento della scala cromatica dei verdi oppure educare l’udito con un
coro a Westminster Cathedral o St. Etheldreda.
Ma l’anima inglese è mercante. Gli inglesi sono isolani internazionali.
E la Londinium romana, anche se i "docks" sono morti nel blitz del 10 maggio 1941, rimane
sempre il più grande emporio del mondo, un tapis roulant di oggetti e pensieri altrui che arrivano da
nowhere.
Da qui la necessità tutta inglese di capire cosa si ha di fronte, farlo valutare da Sotheby’s
o Christie’s, e metterlo sotto vuoto, come una marmellata utile per l’inverno.
Per capire questa mentalità c’è la sala dei calchi al V&A, dove in una sorta di conservatory, hanno messo
sotto vetro la Colonna Traiana; la casa di Soane, che nel basement ha posto con nonchalance il sarcofago
di Seti I o quella di Lord Leighton invetriata di piastrelle turche.
Quest’isola affonderà sotto il peso di quadri e libri. Wallace collection, una per tutti.
Henry James scriveva che gli inglesi sono diventati collezionisti per guardare qualcosa
durante le giornate di pioggia; meteo avverso o meno, i migliori pittori italiani sono qui, tra National
e la Queen’s Gallery o il countryside che pullula di Canaletto neppure fosse un’edera infestante.
Dopo aver visto Londra dall’alto salendo nel Monument, una colonna che ricorda il distruttivo incendio del
1666, immergetevi nei gomitoli di little "crescents", fughe erratiche al piano regolatore, come storie
clandestine.
Una è Church Walk a Kensington, con la casa di Ezra Pound, un negozio di cose da uomo stupende
per la loro inutilità e uno di cappellini frivolissimi.
Si termina poi in Church Street, per gli amanti di antichità come quelle di Raymond Horneman.
Segnalo poi alcuni negozi con le tre piumette reali, a partire da Berry Brothers & Rudd per il vino,
Henry Poole & Co per le livree, Turnbull & Asser per le camicie su misura, Davidoff per i fumatori,
stirpe in estinzione, ma non per il fumo, Purdey per gli amanti della caccia e dei fucili, Swaine Adeney
per il cuoio, D.R Harris per i profumi dal 1790, Hatchard’s per i libri migliori, David Linley, figlio
della principessa Margaret, per i mobili.
Chi voglia comprare un gioiello di Fulco di Verdura va solo da Obsidian, chi un fondo oro italiano da Moretti.
Molti club hanno reciprocità con quelli italiani e stanze d’albergo.
Per inciso, il più antico e solo maschile, The White’s, è stato fondato da un napoletano, Francesco Bianco
a fine Seicento.
Se potessi terminerei il mio piccolo tour proprio lì ma essendo donna, andrò da Fortnum & Mason per un tea e
poi al mio pub, The Blackfriar, a degustare "a pint" di vero spirito inglese!
Francesca Centurione Scotto
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